MERAVIGLIA SOSPESA
Dove il villaggio finisce e la ripida sponda rocciosa si getta nel torrente Grand Eyvia, sorge, del tutto inatteso, lo straordinario ponte-acquedotto romano di Pont-d’Ael.
Una grandiosa opera idraulica realizzata da un ricco e intraprendente padovano nell’anno 3 a.C., ormai più di 2000 anni fa. Un capolavoro d’ingegneria romana che si presenta suddiviso su due livelli: un percorso scoperto superiore, oggi percorribile a piedi, ma che in origine costituiva il canale idrico dove passava l’acqua e un altro sottostante, coperto, utile al transito di uomini e animali.
Un’infrastruttura privata, come recita l’epigrafe ancora in posto al centro della facciata che guarda verso valle, probabilmente voluta per incanalare l’acqua verso le cave di marmo di Aymavilles. Un sito che, con la sua inaspettata grandiosità, il suo incredibile stato di conservazione e una straordinaria cornice paesaggistica, ha tutte le carte in regola per meravigliare anche i visitatori del XXI secolo.
CENNI STORICI Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
PERCORSI DI VISITA Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
MEDIA GALLERY Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
PROTAGONISTI Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
ACQUISTA IL BIGLIETTO Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
Informazioni Pont-d’Ael Frazione Pondel AYMAVILLES tel. 0165902252 e-mail: beniculturali@regione.vda.it |
Orari Aperto tutti i giorni Aprile – settembre 9.00 – 19.00 Dal 1° ottobre al 3 novembre 10.00-13.00 / 14.00-17.00 Chiuso dal 4 novembre fino al 31 marzo |
CENNI STORICI
LE ORIGINI
I MATERIALI
La colonia di Augusta Prætoria (Aosta) fu fondata nel 25 a.C. dall’imperatore Ottaviano Augusto.
La fondazione, tuttavia, fu solo l’inizio di un più ampio e articolato progetto di sistemazione e infrastrutturazione di questo territorio, così insolito e sfidante per gli ingegneri romani.
Elemento importante fu l’individuazione delle materie prime non solo utili alla città, ma preziose anche per il commercio. Una di queste fu il marmo bardiglio le cui cave si collocano tra i comuni di Aymavilles e Villeneuve.
Un settore, quello relativo al reperimento dei materiali edili, in cui la famiglia veneta degli Avilli, era attiva già da tempo. Un suo membro, Caius Avillius Caimus, vide in questo nuovo territorio alpino un’ottima fonte di guadagno e prestigio.
Nell’anno 3 a.C. si fece promotore della realizzazione di un audace ponte-acquedotto, ancora oggi straordinario esempio di ingegneria idraulica antica, che riesce a stupire per la sua eccezionale perizia tecnica ed esecutiva.
PROTAGONISTI
Esponente della facoltosa famiglia degli Avilli, originari di Patavium (Padova), Caius Avillius Caimus fu senza dubbio un intraprendente e lungimirante “imprenditore” ante litteram la cui iniziativa rimane tuttora impressa non solo nel nome del magnifico ponte-acquedotto di Pont d’Ael (Pons Avilli), ma anche in quello dello stesso Comune di Aymavilles. Proprietari di numerose nonché decisamente attive figlinæ (fabbriche di laterizi) nella loro terra natìa, gli Avilli sono attestati come imprenditori edili anche nel Piemonte nord-occidentale (valli di Lanzo e dell’Orco, ma soprattutto nell’antica città di Industria, corrispondente all’attuale Monteu da Po, dove inoltre risultano essere potenti ed influenti sacerdoti del culto di Iside insieme a membri della gens Lollia). Rilevante l’importanza strategica del centro di Industria proprio come polo di controllo di un’ampia fascia di territorio vocato ai commerci e ai trasporti di materie prime e non solo. Alcuni esponenti di questa importante famiglia sono inoltre attestati sin dal II secolo a.C. nell’isola di Delo in qualità di mercanti di schiavi, attività che molto probabilmente ha contribuito alla loro fama e alla loro straordinaria ricchezza e che li portava ad “investire” nelle terre di fresca conquista. Nel centro patavino, alcuni esponenti della gens Avillia sono altresì noti per aver ricoperto prestigiose cariche pubbliche, tra cui si evidenzia quella prefettizia.
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