LE JOYAU CACHÉ D’AOSTE, VILLE ROMAINE

En plein cœur d’Aoste, juste à côté de la cathédrale, les visiteurs peuvent s’aventurer dans un délicieux petit jardinet : c’est à l’ombre du grand tilleul planté au début du XXe siècle par Ernesto Schiaparelli, célèbre égyptologue originaire de Biella, que s’ouvre l’un des plus magnifiques monuments romains de la ville, le cryptoportique du forum.

Et c’est justement Schiaparelli, directeur du Musée des antiquités égyptiennes de Turin de 1894 à 1928, qui comprend le premier que les vestiges romains du lieu appartiennent à un cryptoportique. Ce monument au nom insolite et rare – né de la fusion du vocable grec criptòs et du mot latin porticus – signifie « portique caché » : un trésor datant de l’époque augustéenne, invisible de l’extérieur mais incroyablement imposant dès qu’on y pénètre.

Il est situé en correspondance avec l’aire sacrée du forum d’Augusta Prætoria, à l’origine reconnaissable grâce à ses temples jumeaux construits dans une position légèrement surélevée pour dominer l’ensemble de la zone publique qui descendait vers le Sud.

Il est impensable de quitter Aoste sans avoir visité ce joyau souterrain, qui évoque parfaitement le caractère monumental et la grandeur de celle qui est appelée, aujourd’hui encore, la « Rome des Alpes ».

CENNI STORICI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PERCORSI DI VISITA  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

MEDIA GALLERY  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PROTAGONISTI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

ACQUISTA IL BIGLIETTO Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

Information
Cryptoportique du forum
Place Jean XXIII
AOSTE
tél. 3357981505
courriel : beniculturali@regione.vda.it
Horaire
Octobre – Mars : 10h – 13h / 14h – 17h
Avril – Septembre : 9h – 19h
Fermé le 25 décembre et le 1er janvier

Billets
Pour accéder au site il faut acheter le billet combiné « Aoste archéologique », qui comprend l’entrée au MAR-Musée Archéologique Régional, au Cryptoportique du forum et à l’Église paléochrétienne Saint-Laurent.
Avec le billet combiné « Aoste archéologique » il est possible d’acheter un billet à tarif réduit pour l’accès à l’Aire mégalithique d’Aoste.

APERÇU HISTORIQUE

Le forum d’Augusta Prætoria, importante colonie militaire et commerciale fondée en l’an 25 av. J.-C. par l’empereur Octavien Auguste, était une grande aire publique qui s’étendait sur près de 3 hectares entre les murs Nord et le decumanus maximus.
Cet espace revêtait une importance fondamentale puisqu’il accueillait tant des bâtiments administratifs et commerciaux que des édifices sacrés, comme les temples principaux de la ville, cœur du culte impérial.
Le cryptoportique encadrait sur trois côtés la terrasse où se dressaient les temples et soutenait un portique très suggestif. Il n’est pas difficile d’imaginer quel effet produisait sur les visiteurs la vue de cette place entourée d’édifices prestigieux et de colonnes, certainement enrichies de sculptures et d’ornements architecturaux, malheureusement perdus aujourd’hui.
Visiter le cryptoportique revient à s’aventurer au cœur de la cité romaine, à parcourir ses galeries souterraines, rythmées par la succession régulière des arcs en travertin clair, et à s’immerger dans une sorte d’univers parallèle à l’atmosphère feutrée, où se mêlent passé et présent.
Utilisé comme entrepôt pendant longtemps, le cryptoportique – peut-être à cause de l’appellation de « Marché des Romains » qui lui était attribuée au cours des siècles précédant son identification – constituait surtout un élément structurel important et utile aux fins de la réalisation et de la délimitation de la terrasse sacrée. En outre, ses galeries pouvaient être utilisées comme passage couvert et, en certaines occasions particulières, pour des processions solennelles autour des principaux temples de la cité. Il conserva sa fonction publique liée au forum, au moins jusqu’au IIIe siècle apr. J.-C., quand il devint effectivement un dépôt.
Au IVe siècle apr. J.-C., sa galerie orientale accueillit les premiers fonts baptismaux de la ville, inhérents à la première église paléochrétienne, à partir de laquelle se développa ensuite progressivement la cathédrale consacrée de nos jours à Sainte Marie de l’Assomption.
Durant le Moyen-Âge, suite à l’abandon et au pillage des édifices romains, la zone se transforma en quartier à vocation résidentielle et les galeries souterraines du cryptoportique en caves. Cette situation perdura jusqu’à ce qu’Ernesto Schiaparelli décide, au XXe siècle, de restituer à la ville son magnifique cryptoportique.
https://youtu.be/RbrmaBJZE4E

PROTAGONISTES

Schiaparelli
Schiaparelli Criptoportico Forense Aosta

Né à Occhieppo Inferiore (BI) le 12 juillet 1856, il étudie à Turin, puis à Paris, à la Sorbonne, et est l’élève du grand égyptologue Gaston Maspero. Directeur de la section égyptienne du Musée archéologique de Florence de 1881 à 1893, il accède ensuite à la prestigieuse fonction de directeur du Musée des antiquités égyptiennes de Turin, jusqu’à son décès, en 1928. Professeur universitaire, il lance en 1903 la mission archéologique italienne en Égypte, où il mène pendant plus de dix ans des campagnes de fouilles, qui donnent d’extraordinaires résultats. Il découvre notamment la tombe de la reine Néfertari, épouse du pharaon Ramsès II, et celle de l’architecte royal Kha, dont le mobilier funéraire est aujourd’hui exposé au Musée d’antiquités égyptiennes de Turin. Pendant plus de vingt ans, il est également surintendant aux antiquités du Piémont, de la Vallée d’Aoste et de la Ligurie. Il a laissé sa signature sur la voûte du cryptoportique, à l’angle des galeries Est et Nord : un S en fragments de briques.

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