Re Vittorio Emanuele II aggiunse alle riserve di caccia già esistenti alcuni distretti venatori di montagna, tra cui quello di Aosta, ai piedi del Gran Paradiso. Il Castello di Sarre venne acquistato proprio con lo scopo di farne un pied-à-terre per le cacce reali in montagna, nelle valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche. Le battute di caccia allo stambecco e al camoscio creavano ingenti ricadute economiche per la loro complessa gestione e organizzazione: l’attività venatoria continua anche con Umberto I e con minor frequenza all’epoca di Vittorio Emanuele III, poco appassionato alla caccia rispetto ai suoi predecessori. Nel 1922, decise di donare le proprietà valdostane allo Stato per la costituzione del primo Parco nazionale italiano.
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