Così descriveva l’orchestra negli anni Trenta del secolo scorso l’archeologo Giorgio Rosi: “… pavimentata di marmi rari e di vari colori, connessi secondo un regolare disegno geometrico”; e diceva che la parete del pulpitum: “doveva essere interamente rivestita di marmi policromi: le superfici in cipollino bianco venato di verdastro, le modanature di africano rosso venato di bianco…”. Dobbiamo dunque immaginare un risultato finale di grande effetto con gli interni rivestiti in pregiati marmi colorati provenienti dalla Grecia, dall’Asia minore e dal nord Africa. La decorazione architettonica doveva, inoltre, essere completata da gruppi statuari in bronzo, anche di ragguardevoli dimensioni, come testimonia il frammento di un volto maschile conservato, come altri reperti provenienti dal Teatro, al MAR-Museo Archeologico Regionale di Aosta. Non bisogna dimenticare, infatti, che il teatro per i Romani era un luogo di grande potenza comunicativa dove trovavano posto tutte quelle immagini utili a diffondere e consolidare i valori politici e culturali dell’impero.
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