Trionfo medievale

Il Castello di Fénis, situato su un piccolo promontorio privo di difese naturali, è sicuramente uno dei manieri più celebri della Valle d’Aosta grazie soprattutto al suo aspetto esterno.
Torri, mura merlate, feritoie e beccatelli conferiscono alla struttura la classica immagine del castello medievale: un imponente apparato difensivo che in realtà protegge e racchiude una residenza signorile.

Il maniero custodisce cicli pittorici in stile gotico tra i più famosi del Nord Italia, commissionati dalla potente famiglia Challant, proprietaria del feudo.

L’edificio attraversò un lungo periodo di abbandono, durante il quale venne addirittura utilizzato come fattoria, fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, l’architetto Alfredo d’Andrade lo acquistò per conto dello Stato e lo restaurò nelle parti più degradate, cercando di salvare il maniero da una rovina imminente.

CENNI STORICI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PERCORSI DI VISITA  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

MEDIA GALLERY  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PROTAGONISTI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

ACQUISTA IL BIGLIETTO Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

Informazioni
Castello di Fénis
Località Chez-Sapin, 1
FENIS
tel. 0165764263
e-mail: beniculturali@regione.vda.it
Orari
Ottobre – Marzo: 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00
Aprile – Settembre: 9.00 – 19.00
Chiuso il lunedì eccetto nei mesi di luglio, agosto e festivi
Chiuso 25 dicembre e 1°gennaio

COME ARRIVARE
Dall’autostrada A5 (Torino/Aosta) uscita Nus, all‘incrocio con la SR 13 prendere per il Comune di Fénis. Percorrere la SR 13 per 0.5 km fino ad arrivare al centro abitato. Il Castello è ben indicato e visibile.

CENNI STORICI

LE ORIGINI

LE TRASFORMAZIONI

IL DECLINO E LA RINASCITA

Il castello di Fénis è costituito da un articolato complesso di torri e strutture.
La sua storia quasi millenaria comincia tra XII e XIII secolo e corre parallela alle vicende della famiglia Challant.
Con il consolidarsi del ruolo e del potere della casata si struttura anche il castello: Aimone di Challant mette a punto interventi nel 1340 e 1370 circa, dotando la struttura di una forma pentagonale.
È poi Bonifacio I, suo figlio, a intervenire nuovamente per trasformare l’edificio in una residenza all’altezza del suo ruolo di alto funzionario dello stato sabaudo.
Al corpo centrale si aggiunge un piano e si aprono nuove finestre, si realizzano soffitti in legno e portali in pietra, si ripensa il cortile conferendo valore scenografico allo scalone semicircolare. Nella parte esterna si realizza invece un giardino recintato.
Ancora nel 1415-1420, sempre Bonifacio I completa il ripensamento del castello commissionando la decorazione pittorica del cortile e della cappella.
Dal secolo successivo comincia il progressivo abbandono del maniero, che segue di fatto il declino degli Challant.
Quando nel 1868 l’architetto portoghese Alfredo d’Andrade si reca per la prima volta al castello, questo è in stato di semiabbandono; nel ruolo di direttore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, D’Andrade acquista il castello nel 1896 e avvia i primi restauri.
Nuovi pesanti interventi integrativi, condotti tra 1936 e 1942, portano alla ricostruzione della cinta muraria esterna e alla creazione di un ingresso sul lato sud; contestualmente il castello diviene sede del Museo dell’ammobiliamento valdostano, ospitando arredi di stile alpino acquistati sul mercato antiquario.
https://youtu.be/jvWXb1_S_dY

PROTAGONISTI

Bonifacio II
Alfredo dAndrade
Bonifacio II Chateu du Fenis Aosta

Nel Quattrocento Fénis vede numerose maestranze attive in occasione di diversi cantieri di rinnovamento. Alcuni interventi importanti si devono a Bonifacio I di Challant, mentre altri, successivi, sono ordinati dal figlio, Bonifacio II, che riceve dal padre i feudi di Fénis e Montbreton. Bonifacio II, a metà del XV secolo, commissiona a Giacomino da Ivrea, pittore molto attivo in Valle d’Aosta, i dipinti sulla parete che chiude a sud il cortile centrale. É attribuibile a lui anche il fregio araldico realizzato negli anni Quaranta del Quattrocento nel ballatoio a sud, con gli stemmi dei committenti e delle famiglie nobili, legati per vincoli di parentela, patrimoniali, politici e religiosi.

Alfredo d'Andrade Chateu du Fenis Aosta

Alfredo d’Andrade nasce a Lisbona nel 1839 e trascorre gli anni di formazione a Genova, dove frequenta l’Accademia Ligustica di Belle Arti. A Ginevra incontra Vittorio Avondo, con il quale instaura una duratura amicizia. Si trasferisce in Italia, dove frequenta intellettuali e artisti, fra cui i pittori della scuola di Rivara. In Valle d’Aosta, intorno al 1868, avvia i primi sopralluoghi a Issogne, Fénis e Verrès per studiare e rilevare le architetture medievali nei particolari tecnici e costruttivi. Il culto per gli edifici antichi assume caratteri di tutela istituzionale con la creazione, nel 1891, dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria; D’Andrade assume quindi diversi incarichi istituzionali che gli consentono di intervenire nei cantieri di restauro di molti edifici storici. Si ricorda, inoltre, il suo impegno nella progettazione del Borgo medievale di Torino nel 1884, dove i monumenti valdostani sono stati ricreati in larga parte, servendo da spunti importanti per il recupero del Medioevo. D’Andrade si spegne a Genova nel 1915.

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