Dalle cacce reali al Parco Nazionale del Gran Paradiso

Il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia aveva scelto questo castello sul promontorio che domina la piana aostana, nel comune di Sarre, come sua residenza di caccia in Valle d’Aosta.

La dimora verrà utilizzata anche dai suoi successori, in particolare dal figlio Umberto I, come quartier generale per le spedizioni di caccia allo stambecco nelle riserve reali situate nelle vicine valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche, dal 1922 territori del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

La passione venatoria dei reali si legherà indissolubilmente all’edificio: corna e trofei si sposano con le decorazioni del salone e dell’adiacente galleria, trasformando il castello in un unicum. Una dimora d’eccezione che, con il tempo, da residenza di caccia si trasformò in un regale luogo di villeggiatura.

CENNI STORICI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PERCORSI DI VISITA  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

MEDIA GALLERY  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

PROTAGONISTI  Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

ACQUISTA IL BIGLIETTO Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.

Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.

La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.

Informazioni
Castello di Sarre
Località Lalex
SARRE
tel. 0165257539
e-mail: beniculturali@regione.vda.it
Orari
Ottobre – Marzo: 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00
Aprile – Settembre: 9.00 – 19.00
Chiuso il lunedì eccetto nei mesi di luglio, agosto e festivi
Chiuso 25 dicembre e 1°gennaio

COME ARRIVARE
Da Aosta seguire la SS26 per Courmayeur – Monte Bianco e, oltrepassato Sarre Capoluogo e il bivio per Cogne, subito dopo un’ampia curva, svoltare a destra su una stradina in salita. In cima alla salita si trova il parcheggio del Castello. Per chi arriva dall’A5 Monte Bianco uscita ad Aosta Ovest e seguire in direzione Aosta. Alla rotonda svoltare a sinistra sulla SS26 e dopo poche centinaia di metri curvare a destra sulla strada in salita che porta di fronte al castello.

CENNI STORICI

LE ORIGINI

LA STRUTTURA

LE SUE FUNZIONI

L’edificio nelle forme attuali risale all’inizio del Settecento, ma la torre quadrata è testimone dell’esistenza di una struttura precedente, risalente all’XI-XII secolo sotto il dominio dei potenti signori di Bard.
Nel XVIII secolo, l’avvocato Jean-François Ferrod diviene barone di Sarre e trasforma quel primitivo castello in una dimora grandiosa circondata da un giardino sostenuto da terrazze.
Nel 1869, Vittorio Emanuele II di Savoia lo acquista e ne fa un quartier generale per le proprie battute di caccia in Valle d’Aosta.
L’architetto della Real Casa, Matteo Cerrato, avvia una campagna di lavori per adeguare la struttura alle nuove funzioni, facendo tra l’altro edificare una scuderia, un ricovero per cani, una rimessa per le vetture e magazzini per viveri e armi.
La torre è innalzata e si aprono ampie finestre panoramiche, mentre gli interni sono arredati con mobili provenienti da altre residenze sabaude.
Tra il 1936 e il 1943 la dimora ospita per la villeggiatura Maria José e Umberto II di Savoia con i principini.
Acquistato dall’Amministrazione regionale nel 1989, è dunque restaurato, riallestito e aperto al pubblico con l’obiettivo di raccontare, attraverso un percorso tra stanze e arredi, la storia della dinastia sabauda.
La passione venatoria della famiglia è rappresentata da pareti ricolme di trofei di caccia di stambecchi e camosci disposti a formare motivi ornamentali; questi si combinano in modo divertito ed esuberante con le decorazioni murali che fingono stucchi, tendaggi, nastri, festoni, tappezzerie.
Il secondo piano, già destinato agli ospiti, conserva documenti e opere di pittura e scultura dedicati ai membri della Famiglia Reale che hanno vissuto nel castello, mentre al piano terreno si trovano alcuni ritratti dei Savoia e tre sale dedicate alle cacce reali.
https://youtu.be/kybT5_YQhyU

PROTAGONISTI

Ferrod
Maria José
Vittorio Emanuele
Signori di Bard
Umberto I
Umberto II
Ferrod Castello Reale di Sarre Aosta

Brillante avvocato, nel 1699 eletto membro del Conseil des Commis, ristretto organo istituzionale della Valle d’Aosta a difesa dell’autonomia e dei costumi valdostani, nel 1701 fondò una società con il conte Carlo Filippo Perrone di San Martino, barone di Quart, per lo sfruttamento delle miniere della Valpelline. Arricchitosi notevolmente, acquistò nel 1708 la baronia di Sarre e ne ricostruì il castello, conservando soltanto la torre medievale. Divenne inoltre marchese di Hermance presso Ginevra, barone di Avilly in Savoia e detentore di vari feudi in Piemonte. Datosi alle speculazioni di borsa in Francia, nel 1720 fu travolto dal fallimento della Banque Royale e della Compagnia delle Indie. Imprigionato per debiti, impazzì e morì nel forte di Bard nel 1730.

Dipinto Maria José Castello Reale di Sarre Aosta

Maria José nasce in Belgio nel 1906. Figlia di re Alberto I del Belgio, sposa nel 1930 Umberto di Savoia, erede al trono d’Italia, dal quale avrà quattro figli. Il castello di Sarre è acquisito da Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1869, che ne fa il proprio luogo di villeggiatura favorito in Valle d’Aosta. La dimora è nuovamente oggetto di interesse tra il 1936 e il 1943, quando ospita in estate Maria José e Umberto II di Savoia con i principini. Dopo l’armistizio Maria José si rifugia in Svizzera e, dopo il breve regno di Umberto, vive in esilio. Le sarà consentito di tornare in Italia solo nel 1987 e morirà a Ginevra nel 2001.

Vittorio Emanuele || Castello Reale di Sarre Aosta

Vittorio Emanuele II nasce a Torino nel 1820 e muore a Roma nel 1878. Figlio di Carlo Alberto e di Maria Teresa Asburgo-Lorena di Toscana, è ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia ed è figura di primo piano nella storia del Paese tra guerre d’indipendenza, Risorgimento e Unità. La Valle d’Aosta è destinazione favorita del re per i momenti di svago, legati soprattutto alla caccia e la sua predilezione si trasmette all’aristocrazia sabauda; questa nuova attenzione favorisce il miglioramento della rete stradale e dei servizi pubblici, ricettivi, commerciali. Il suo nome è legato, in Valle, al Castello di Sarre, da lui acquistato nel 1869 per farne la propria base d’appoggio per la villeggiatura e le battute di caccia.

Stemma Signori di Bard Castello Reale di Sarre Aosta

I primi proprietari del Castello di Sarre furono i signori di Bard, attestati sin dalla fine dell’XI secolo. Ugo, advocatus del vescovo di Aosta nel 1092, fu il capostipite della dinastia, che nel secolo seguente possedeva i castelli e i territori di Bard, Avise, Pont-Saint-Martin, Champorcher, Sarre e Introd.
Nel 1214 i fratelli Ugo e Guglielmo di Bard si spartirono l’eredità paterna, dando origine a due rami: Guglielmo divenne signore di Pont-Saint-Martin, mentre il primogenito Ugo tenne la signoria di Bard (per poco tempo, perché ne venne estromesso nel 1242 dal conte Amedeo IV di Savoia) e quelle di Sarre e di Introd. Quest’ultima fu poi ceduta ai Sarriod dal figlio Pietro, mentre Sarre rimase all’altro figlio di Ugo, Aimone, e ai suoi discendenti, estintisi con Pietro, morto nel 1373.

Dipinto Umberto I Castello Reale di Sarre Aosta

Umberto I soggiornò spesso nel Castello di Sarre, in alcune occasioni anche con la Regina Margherita e il giovane principe Vittorio Emanuele. Mentre la regina e il figlio si davano alle escursioni, il re, amante della caccia come il padre Vittorio Emanuele II, organizzò varie battute a Cogne e in Valsavarenche. Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento il castello fu utilizzato soprattutto come pied-à-terre per le cacce reali nelle valli del Gran Paradiso. Umberto I commissiona l’originale decorazione del castello con i trofei di caccia al primo piano. Vittorio Emanuele III vi fece brevi puntate tutti gli anni tra il 1901 e il 1909, sempre per amore della caccia; vi soggiornò ancora nel 1924, durante una visita ufficiale ad Aosta.

Dipinto Umberto II Castello Reale di Sarre Aosta

La prima vacanza del principe Umberto a Sarre risale al 1916, con la madre Elena e le sorelle Jolanda e Mafalda. Vi tornò in viaggio di nozze con la sposa Maria-José nel 1930, diretto a Courmayeur. Dal 1936 al 1942 la principessa vi passò tutte le estati con i figli e lo usò come punto di riferimento per le imprese alpinistiche (come la scalata del Cervino); Umberto la raggiungeva quando gli impegni lo consentivano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi, Maria-José vi si rifugiò e organizzò la fuga in Svizzera; dopo la liberazione, il 29 aprile 1945, tornò al castello. Dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, Umberto II partì per l’esilio assumendo il titolo di conte di Sarre, in memoria dei momenti felici trascorsi al castello.

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