A quasi 900 metri d’altitudine, a monte della confluenza tra la Dora di Rhêmes e il torrente Savara, dove ha inizio il Parco Nazionale del Gran Paradiso, si innalza il Castello di Introd. Le sue origini risalgono al XII-XIII secolo. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti nei secoli successivi, il suo aspetto esterno, comprese le strutture rurali di servizio come il granaio, conserva un genuino sapore medievale. L’ultimo proprietario che ha vissuto fra le sue possenti mura, nel primo Novecento, ha voluto far inserire strutture, opere e arredi che richiamano altri noti castelli valdostani.
A pochi passi dal castello si trovano la chiesa parrocchiale, anch’essa di origini medievali, e la cascina L’Ola, risalente alla prima metà del Quattrocento, utilizzata per diversi secoli come stalla, scuderia e fienile.
Informazioni Castello di Introd Fraz. Plan d’Introd INTROD tel. 0165 274311 e-mail: beniculturali@regione.vda.it |
CENNI STORICI
LE ORIGINI
I SARRIOD D’INTROD
LE VICENDE PIÙ RECENTI
Le origini del castello sono avvolte nel mistero. Quel che è certo è che la torre è la parte più antica, costruita nel XII-XIII secolo. Le altre strutture si sono poi aggiunte intorno a essa nei secoli successivi. La prima notizia dell’esistenza di una casaforte, di proprietà dei Signori di Bard, è del 1242: in quell’anno, Amedeo IV di Savoia priva il ribelle Ugo di Bard di alcuni possedimenti nella bassa Valle, concedendo però a suo figlio Marco la proprietà di Introd. Il castello è ricostruito nella inusuale forma poligonale da Pietro Sarriod, secondo figlio di Marco.
Alla fine del Trecento, le nozze con Antonia, figlia di Ibleto di Challant, assicurano a Luigi Sarriod una dote di 3.000 fiorini e il legame con il più potente signore della Valle. Alla morte di Luigi, nel 1420, il duca Amedeo VIII di Savoia assegna i beni di Introd e Rhêmes al primogenito Ibleto e la torre di Saint-Pierre a Giovanni, capostipite dei Sarriod de La Tour. Divenuto dimora e centro giurisdizionale dei Sarriod d’Introd, il castello viene rinnovato, forse con il coinvolgimento dello scultore e architetto valdostano Stefano Mossettaz.
Vendite e donazioni impoveriscono via via il patrimonio familiare. Nel 1855 un incendio causa gravi danni alle strutture e agli interni, e il castello versa in stato di abbandono. La dimora riprende vita solo nel 1912, quando è acquistata dal cavalier Alberto Gonella. Nel 2022 l’Amministrazione regionale acquisisce la proprietà dall’ultimo erede di Gonella, don Giuseppe Caracciolo di Brienza, e pianifica nuovi interventi di studio, restauro e valorizzazione.
PROTAGONISTI





Alla morte di Ibleto di Challant il feudo di Introd passa ai quattro figli maschi. Uno di essi è Pietro, che a metà Quattrocento sposa Caterina, figlia di Francesco, primo conte di Challant. Nelle dispute frequenti e sanguinose per il controllo dei territori che coinvolgono rami delle diverse famiglie, si racconta che Pietro abbia dovuto difendere i possedimenti lasciati a Caterina di Challant dal padre, morto senza eredi maschi, rivendicati da altri componenti della famiglia. Pietro muore in un’imboscata a Verrès nel 1456 mentre accorre in soccorso della moglie, assediata nel Castello di Châtillon.

L’avvocato Alberto Gonella è figura di spicco nella comunità finanziaria di Torino tra Otto e Novecento. Socio della Banca Kuster e C., sposa Maria Calani, figlia del marchese Aristide, proprietario della “Gazzetta di Torino”. Assiduo frequentatore della valle di Rhêmes guidato dalla passione per la caccia, acquista il castello nel 1912 e lo fa ricostruire dall’ingegnere Giovanni Chevalley, al quale aveva già affidato i lavori per la sua abitazione torinese. Gonella muore nel 1921; in assenza di figli, i suoi beni passano alle nipoti Maria Letizia e Paola Calani, che per decenni vi trascorreranno l’estate.

Progettista, docente universitario, arredatore e collezionista, l’ingegnere Chevalley lavora a lungo per l’amministrazione pubblica di Torino; nella sua lunghissima carriera (muore a 86 anni nel 1954), predilige lo stile barocco, ma nella sua formazione è fondamentale l’apporto della cultura neogotica, maturata nella cerchia dell’architetto, archeologo e pittore portoghese Alfredo d’Andrade. Questa esperienza giovanile confluirà nella ricostruzione del Castello di Introd. Ad Introd realizza poi il monumento ai Caduti (1923) e ad Aosta la sede della Cassa di Risparmio di Torino (1929).

Nato in Valsesia nel 1842, Giovanni Comoletti è uno dei principali scultori attivi nella seconda metà del XIX secolo in Valle d’Aosta. Più che alle tante statue a soggetto sacro, la sua fama è legata alla straordinaria abilità nell’intaglio decorativo di gusto tardogotico. Esegue gli arredi per diverse dimore di prestigio risistemate sull’onda della moda neo-medievale, come il Castello La Tour de Villa di Gressan e il Castello di Saint-Pierre. La sua impresa artistica più nota e importante, realizzata poco prima di morire, è l’arredo del padiglione piemontese per la Mostra regionale di Roma del 1911, organizzata in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia.
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