VIAGGIO ALLE ORIGINI
La visita dell’Area megalitica di Aosta è un invito a scoprire le pieghe più nascoste della città, la sua anima e la sua storia plurimillenaria raggiungendo il quartiere periferico di Saint-Martin-de-Corléans.
Sorge qui, infatti, l’Area Megalitica coperta più vasta d’Europa: un luogo speciale dove il sito si fa museo e il museo si fa sito in un continuo dialogo visivo che accompagna il visitatore.
Un’area dove storia, leggenda e credenze popolari si mescolano e si sovrappongono tra sacro e profano, a cavallo tra mondo pagano e mondo cristiano.
Un luogo dove incontrare il mito e sentirsi Argonauti del futuro.
CENNI STORICI Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
PERCORSI DI VISITA Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
MEDIA GALLERY Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
PROTAGONISTI Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
ACQUISTA IL BIGLIETTO Appartenuto per secoli alla famiglia Challant, il castello conserva i caratteri di una elegante e raffinata dimora signorile della fine del Quattrocento.
Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati e uniti, creando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all‘italiana, sul cui alto muro di cinta erano dipinti personaggi famosi ed eroi. L’ampio porticato al piano terreno protegge una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre il centro del cortile è ornato dalla celebre fontana in ferro forgiato detta del Melograno, simbolo di prosperità. Molti ambienti del castello sono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, quali gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica.
La dimora fu acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo: egli, con un’attenta campagna di restauro, restituì al maniero il suo splendore. Il castello di Issogne si presenta oggi con alcuni elementi dell‘originale mobilia e altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento che insieme a numerosi oggetti d‘uso domestico ripropongono l‘ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo, al quale è stato recentemente dedicato un percorso di visita.
Informazioni Area Megalitica Corso Saint-Martin-de Corléans 258 AOSTA tel. 0165552420 e-mail: beniculturali@regione.vda.it |
Orari Ottobre – Marzo: 10.00 – 18.00 Aprile – Settembre: 9.00 – 19.00 Chiuso il lunedì Chiuso 25 dicembre e 1°gennaio |
BIGLIETTI
Ingresso ridotto per i possessori del biglietto cumulativo “Aosta Archeologica”
COME ARRIVARE
Dall’autostrada A5 (Torino/Aosta) uscita Aosta Est seguire le indicazioni per Aosta e proseguire sulla strada statale SS26 in direzione di Courmayeur.
Oltrepassata la rotonda dell’ospedale regionale, proseguire per circa 1,6 km fino al primo semaforo. Al semaforo svoltare a sinistra e poi allo stop ancora a sinistra. L’entrata del sito si trova a circa 200m più avanti.
Per chi proviene da Courmayeur – uscita autostrada A5 Aosta Ovest – proseguire sulla strada statale SS26 in direzione di Aosta. Arrivati all’entrata di Aosta non seguire per Aosta centro ma proseguire sul cavalcavia in direzione Torino. Superato il cartello Aosta, passare il semaforo e girare a destra dopo circa 250 m, imboccando Corso Saint-Martin-de-Corléans. L’entrata del sito si trova circa 200 metri più avanti.
Per chi arriva in treno o autobus ad Aosta, utilizzare le linee autobus urbane n. 3 “P.za Manzetti-Montan-Beauregard-Bret-P.za Manzetti” e n. 8 “P.zza Manzetti-Area Megalitica-Dipartimento Trasporti” e scendere alla fermata Area Megalitica.
CENNI STORICI
TRA PASSATO E FUTURO
LE ORIGINI
IL DECLINO E LA RINASCITA
IL PUNTO DI ARRIVO
Dalla Preistoria al Medioevo, passando attraverso le Età del Rame, del Bronzo, del Ferro fino a tutta l’epoca romana, l’età tardoantica e altomedievale, questo sito offre ai visitatori uno straordinario viaggio nel tempo in una cornice affascinante che lega passato e futuro.
La definizione di “area megalitica” di fatto sintetizza la molteplice identità di questo sito aostano che testimonia l’esistenza di un’area sacra destinata a diverse e ripetute manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.
Tutto ha inizio alla fine del V millennio a.C., con le tracce di un gesto antico ma che gli uomini avevano appreso da poco: l’aratura.
In campagna non vi è gesto forse più consueto, ma che qui diventa rito attraverso l’incisione di un ampio terreno che viene scelto e reso sacro. Un gesto semplice ma di incredibile portata sociale e religiosa.
Un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, connotato da pali lignei totemici e stele antropomorfe litiche, che solo alla fine del III millennio assumerà funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe megalitiche di varia tipologia.
Al sorgere dell’età del Bronzo, attorno al 2300 a.C., e per cause ancora da precisare, il sito viene progressivamente abbandonato e interessato, per oltre un millennio, solo da attività agricole funzionali.
Con la prima Età del Ferro (prima metà del I millennio a.C.), il sito torna a essere utilizzato a scopo funerario-cultuale; in seguito confermerà la destinazione funeraria testimoniando l’avvicendarsi di diverse pratiche, dall’inumazione all’incinerazione.
Durante l’età romana il sito è un’importante zona insediativa e agricola oltre che funeraria: resti di un grande edificio rurale si accompagnano alle tracce di una necropoli sorta lungo una via secondaria suburbana.
In età tardoantica la zona mantiene la destinazione agricola e funeraria che progressivamente lascerà il posto a una riconversione naturale e rurale affiancata dal persistere dell’uso cimiteriale e della presenza di abitato.
PROTAGONISTI
Nato a Verona nel 1940. Diploma di maturità scientifica. Assistente al Museo di Storia Naturale di Verona dal 1957 al 1967. Ha integrato la sua formazione nelle scienze naturali presso le università di Padova e Modena. Per un cinquantennio ha eseguito ricerche e scavi nel Veronese, nel Gargano e in Sicilia, con speciale riguardo all’arte preistorica. Nel 1969 ha individuato ad Aosta le prime testimonianze riferibili all’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, da lui scavate poi per oltre un ventennio. Contemporaneamente agli scavi promosse e coordinò un’esplorazione sistematica del territorio valdostano che portò ad individuare una serie di notevoli insediamenti protostorici dei Salassi, dal fondovalle all’alta montagna. Tutela ed opportuni scavi sarebbero indispensabili per tutti i siti della preistoria e in particolare della protostoria della Valle d’Aosta.
FOCUS
SCOPRI I CASTELLI, I SITI ARCHEOLOGICI E I MUSEI DELLA VALLE D'AOSTA
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